domenica 24 aprile 2016

D : poesia





L'albero occidentale

Poiché ero l'albero più occidentale del giardino
per ultimo mi scuotevo di dosso la fredda rugiada
nebbia e noia via dai miei rami lentamente strisciavano
e nessuno al mio risveglio applaudiva
ché i miei compagni erano da tempo gloriosi nella luce.

Ma la sera su me emigravano gli uccelli
che l'ombra sgomentava da ogni altro verde asilo
lungo e dolce da me s'alzava il canto
avidi gli occhi degli uomini mi fissavano, mentre
ero avvolto dal sole nell'amoroso addio
e brillavo come una torcia sul mondo spento.

Margherita Guidacci

domenica 17 aprile 2016

D: poesia





Per ogni gesto che tu compi,
per ogni parola che da me ti giunga
un peso superiore corrisponde
che pesa dentro un'aria assai più scura
un'ombra che la luce mima
con simmetria infedele,
che l'abbraccio falsa, le parole abbuia,
e ciò ch’è chiaro offusca
ché quanto di te scorgo nel guardarti adesso
è il lato in ombra della luce,
e dal tuo viso facilmente leggo
il peso che tu dai alle mie parole, come tu sappia
che per ogni dare un togliere s'accoppia,
al desiderio quello di negarlo, di tradire
che l’amore la stessa sua forza luminosa spegne
con uguale crudele simmetria

Susan McMaster
Traduzione: Ada Donati

lunedì 11 aprile 2016

D: poesia


logan zillmer



È la luna che scompare.
Sono le stelle che si nascondono, non io.
È la città che svanisce, io resto
con le mie scarpe dimenticate
e la mia calza invisibile
È il richiamo di una campana. 

Allen Gisberg (1965)
Traduzione: Fernanda Pivano

domenica 3 aprile 2016

D: poesia







In trattoria

In questa trattoria di gente stanca
dove mangiare significa reagire,
dove la grazia d'una dattilografa
si percepisce nel tono delicato
d'un piatto di fagioli chiesto tiepido,
dove un viaggiatore analfabeta
emancipato per via dello stipendio
spiega a una turista anacoreta
che il rialzo dei biglietti ferroviari
dipende tutto da questioni atlantiche -
non ho ragione d'essere contento
se il cameriere lieto della mancia,
leggendo la commedia del mio viso
m'ha detto che ho una maschera da negro?

In questa trattoria di gente ottica
dove non so salvarmi dagli sguardi,
condannato al sentimento della morte,
serrato tra furore e timidezza -
non ho ragione d'essere felice
quando divoro una bistecca che fa sangue?

Il mio complesso è una tragedia antica:
devo scrivere e vorrei ballare. 

Massimo Ferretti