domenica 31 marzo 2013

Auguri di Buona Pasqua di Pace e di Resurrezione ...



(1982-85) RESURREZIONE, 
CHIESA S.MARIA DEGLI ANGELI, 
MANAGUA, NICARAGUA



"Per quanti non sono credenti in Dio resta l’enigma del male, come resta per chi crede, ma il vedere la volontà di un amore reciproco tra gli uomini può dare senso anche a loro e può far balenare in loro una speranza più forte della morte. E questo, anche se i cristiani non sempre sanno farsi capire, è il messaggio della Pasqua di Cristo risorto: siccome Gesù ha amato fino all’estremo e per amore ha speso la vita fino ad accettare una morte violenta è risorto. Sì, perché l’amore vince la morte."
Enzo Bianchi

Auguri a tutti ❤

venerdì 29 marzo 2013

d : foto





FOTO - razza umana



Foto di Elio Ciol 


"Quando Einstein, alla domanda del passaporto, risponde ‘razza umana’, non ignora le differenze, le omette in un orizzonte più ampio, che le include e le supera. È questo il paesaggio che si deve aprire: sia a chi fa della differenza una discriminazione, sia a chi, per evitare una discriminazione, nega la differenza."
Giuseppe Pontiggia, Nati due volte

giovedì 28 marzo 2013

d : video


VIDEO - Consultazioni parti sociali



Primo giorno di consultazioni a Montecitorio per il presidente incaricato Pierluigi Bersani nella Sala del Cavaliere. Le dichiarazioni, nella sala Aldo Moro, della delegazione del Forum del Terzo Settore, guidata dal portavoce, Pietro Barbieri . (23 marzo 2013)

mercoledì 27 marzo 2013

Jacques Lipchitz - L’ARTE DI GESSO



In mostra le opere della donazione di Jacques Lipchitz, 21 sculture di gesso e 43 disegni realizzati dal maestro in vari periodi della sua prolifica vita di artista  esposti dopo un accurato lavoro di restauro eseguito dall'Opificio delle Pietre dure.

Unica istituzione italiana, il Museo di Palazzo Pretorio di Prato è destinato ad ospitare un ricco patrimonio di opere del grande sculture lituano, poi naturalizzato francese e americano, Jacques Lipchitz ( 22 agosto 1891- 16 maggio 1973)  Sono disegni, bozzetti e sculture concesse all’istituzione pratese dalla Fondazione statunitense che conserva il patrimonio dello scultore.




prometheus strangling the vulture


"Nel Prometeo Strangolare il Vulture, Lipchitz rappresenta il mitico eroe greco che ha portato il fuoco agli esseri umani, qui dentro la lotta mortale con la bestia alata inviata dagli dei come punizione per la loro indipendenza. Bilanciato con grazia su una nuvola piccola,  Prometeo sarà chiaramente il vincitore, mentre rallenta l'uccello con una mano e tira fuori gli artigli con l'altra (versione della storia antica, con la sua chiara distinzione tra il bene e il male), aveva lo scopo di mettere in guardia la società contemporanea ;  le  lotte sono importanti , ma non senza ottimismo."
fonte :http://www.tfaoi.com



L’ARTE DI GESSO
 La Donazione di Jacques Lipchitz a Prato
Prato, Museo di Palazzo Pretorio
fino al 26 maggio 2013

martedì 26 marzo 2013

LUIGI RUSSOLO L’ARTE DEI RUMORI

"La vita antica fu tutta silenzio. Nel diciannovesimo secolo, con l’invenzione delle macchine, nacque il Rumore. Oggi, il Rumore trionfa e domina sovrano sulla sensibilità degli uomini." (Luigi Russolo, “L’Arte dei rumori”, 1913).



Nel centenario della pubblicazione del Manifesto dell’Arte dei Rumori, la MAG celebra una delle figure più emblematiche e fondamentali di tutto il novecento: Luigi Russolo.
La mostra raccoglie una copia originale del manifesto, una serie di quadri e di disegni, incisioni ed un epistolario tra l’artista ed il mentore del movimento futurista: Filippo Tommaso Marinetti.
A corollario dell’esposizione, si terranno due conferenze di approfondimento sulla figura poliedrica del Russolo: la prima focalizzata sull’aspetto musicale, tenuta dal Prof. Pietro Verardo e dalla Prof.ssa Guglielmina Tieri, mentre la seconda si concentrerà sull’aspetto pittorico e sarà tenuta dalla Prof.ssa Simona Bartolena.




Luigi Russolo (Portogruaro, 30 aprile 1885 – Laveno-Mombello, 4 febbraio 1947) è stato un compositore e pittore italiano.
Futurista e firmatario del manifesto L'arte dei rumori (11 marzo 1913), in cui si teorizzava l'impiego del rumore nel contesto musicale, è considerato il primo uomo ad aver teorizzato e praticato il concetto di noise music sostenendo che la musica doveva essere composta prevalentemente di rumori e non di suoni armonici. La sua musica veniva eseguita con uno strumento da lui stesso ideato l'"Intonarumori", apparecchio meccanico capace di sviluppare suoni disarmonici e avanguardistici subito battezzati, nelle performance di quel movimento, "musica futurista"; nel 1922 costruì il "rumorarmonio", mezzo necessario ad amplificare gli effetti musicali creati dall'intonarumori
Luigi Russolo esordisce prima come pittore e incisore, nel 1909 debutta nella mostra del Bianco e Nero alla Famiglia Artistica di Milano con un gruppo di acqueforti di sapore simbolista.



I suoi manifesti ed il volume "L'arte dei rumori", uniti all'invenzione degli "Intonarumori", strumenti capaci di generare un rumore modulato in altezza, precorrono tutta l'esperienza della Musique Concrète e della musica elettronica. Russolo inventò anche l'arco enarmonico e il piano enarmonica, ma soprattutto il rumonarmonico, che riuniva vari intonarumori insieme, pilotati da tastiere e pedaliere simili a degli armonium. Tutti questi strumenti furono impiegati nel 1927 per gli spettacoli della pantomima futurista al Thèatre de la Madeleine di Parigi. La partitura di Risveglio di una città (una composizione definita "spirale di rumore" dall'autore) è andata perduta.
Negli ultimi anni della sua vita si dedicò ad esperimenti di metapsichica e pubblicò il volume Al di là della materia (Milano 1938, Brocca). Riprese a dipingere nel 1941-42, in uno stile vagamente naif che egli stesso definì "classico moderno".
Nel 2009 a Portogruaro, la sua città natale, gli è stato dedicato il nuovo teatro cittadino.


"L'acustica ci ha insegnato ben poco, poiché applicata specialmente allo studio dei suoni puri ha quasi completamente trascurato, finora, lo studio dei rumori". Luigi Russolo


Luigi Russolo, La Musica, 1911.
 Oil on canvas, 88 1/2 x 55 in. 
Estorick collection, London.



LUIGI RUSSOLO L’ARTE DEI RUMORI
Marsiglione Arts Gallery,Como
fino al  6 aprile 2013
info:
www.marsiglioneartsgallery.com
www.marsiglionerestauri.com
www.youtube.com/Marsiglione7
www.facebook.com/MarsiglioneArtsGallery
Fonti: Wiki, Wiki, http://www.laprovinciadicomo.it

lunedì 25 marzo 2013

Mary Zygouri - Laborintus





"Laborintus"prima personale italiana di Mary Zygouri, a cura di Antonello Tolve alla Galleria Dino Morra Arte Contemporanea di Napoli  dal 26 marzo al 27 aprile 2013 . Opening: martedì 26 marzo ore 18.30. 
La personale di Mary Zygouri  affronta problematiche legate alla crisi dell’identità individuale e sociale nel mondo contemporaneo. Il progetto si articola negli spazi della galleria con un ampio collage, un dittico pensato dall’artista come uno spartito musicale che sintetizza lo stato attuale dell’economia internazionale. Nel suo insieme Laborintus propone, attraverso forme poetiche e allegoriche, nuovi modi estetici per affrontare i problemi della vita mediante un rituale espiatorio, una vitalità privata e pubblica, un processo catartico che invita al cambiamento, ma senza la garanzia di una soluzione positiva.






Mary Zygouri è nata ad Atene nel 1973, vive e lavora tra la Grecia e l’Italia. Ha studiato presso la Scuola di Belle Arti di Atene e proseguito i suoi studi post-laurea presso il Chelsea College of Art and Design di Londra. Tra le sue mostre, progetti, performances e residenze, si ricordano Via della Fucina / Artists in residency program, Porta Palazzo (Torino, 2012), Hotel Ariston / Symbiosis?, XV Biennale de la Mediterranée (Thessaloniki, 2011); Relocate. Project Residency, 12th Istanbul Biennale (Istanbul, 2011), The Stateless Pavilion, 54th Venezia Biennale, (Venezia, 2011); Zoopoetics – Zoopolitics, Studio Stefania Miscetti (Roma, 2010); Democratic Valuation / IILA, Istituto Italo-latino Americano, Fondazione VOLUME (Roma, 2010); Drasis, partecipazione alla 2a Biennale di Salonicco (Thessaloniki, 2009); Festival della Performance di Salonicco (2009); Et in Arcadia ego. Heaven, 2a Biennale di Atene, (Atene, 2009); Fresco Bosco, a cura di Achille Bonito Oliva (Padula, 2008); Women Only, Collezione Leonida Beltsios (Atene, 2008); Now. Illusion or Reality 4a Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea / Nuovo. Illusione o realtà, 4th Tashkent International Contemporary Art Biennale (Uzbekistan, 2007); SHE DEVIL 1, Studio Stefania Miscetti, (Roma, 2007); Hacking Reality, Piazza Teatro (Atene, 2005) e 10η Biennale dei giovani artisti, Bosnia-Erzegovina (Sarajevo, 2001).





fonte: www.artapartofculture.net
info: www.dinomorraartecontemporanea.eu

domenica 24 marzo 2013

d : poesia







Specchio per le nubi


Ali
ma di cera
e la pioggia torrenziale non è pioggia
ma tante imbarcazioni per le lacrime.


Terra ineguagliabile

Abita in queste parole esiliate
vivo con il mio viso co
mpagno del mio viso,
il mio viso è la mia strada .
Nel tuo nome , o terra che ti estendi
ammaliata e ineguagliabile
nel tuo nome , o morte , o amica mia. 
 
Adonis
 
 
 

Poesia - Paul Celan



Michel Lécuyer




Tenebrae

Vicini siamo, Signore,
vicini e afferrabili.
Già afferrati, Signore,
intrecciati uno nell’altro, come se
il corpo di ciascuno fosse
il tuo corpo, Signore.
Prega, Signore,
prega noi,
siamo vicini.
Piegati dal vento andammo,
andammo per inchinarci
su conche e cavità.
All’abbeveratoio andammo, Signore.
Era sangue, era ciò
che avevi versato tu, Signore.
Brillava.
E gettava la tua immagine negli occhi nostri, Signore.
Gli occhi e la bocca sono così vuoti, Signore.
Abbiamo bevuto, Signore.
Il sangue e l’immagine che era nel sangue, Signore.
Prega, Signore.
Siamo vicini.

 Paul Celan

(Taduzione di Stefanie Golisch)


Paul Celan (Cernăuţi, 23 novembre 1920 – Parigi, 20 aprile 1970) è stato un poeta rumeno ebreo, di madrelingua tedesca, nato nel capoluogo della Bucovina settentrionale, oggi parte dell'Ucraina.
Era figlio unico di Leo Antschel-Teitler (1890-1942) e di Fritzi Schrager (1895-1942).


venerdì 22 marzo 2013

d : foto





FOTO - Joel Peter Witkin

"L'importante è che prima di volgere lo sguardo alle fotografie ci si soffermi sui titoli che la descrivono, perché è da lì che il lavoro è partito o è con quello che l'opera si è conclusa e ha preso il suo senso. Ogni opera  che non nasconde mai un contenuto morale impone una riflessione profonda sul significato della vita" Joel Peter  Witkin  





Joel Peter Witkin (Brooklin, 13 settembre 1939) è un fotografo statunitense, vive e lavora ad Albuquerque nel Nuovo Messico. Il suo lavoro è dominato dal tema della rappresentazione della nudità, i suoi legami con l’erotismo, la sofferenza e il piacere, ma anche con il deterioramento e la morte.
L'artista è presente al Museo Nazionale Alinari della Fotografia di Firenze con l’opera fotografica, unica e provocatoria, "Il Maestro dei suoi Maestri", un percorso di 55 opere, che offre l’occasione di apprezzare l’aspetto creativo e interpretativo di Joel Peter  Witkin nella sua sperimentazione fotografica. 
La mostra resterà aperta fino al 24 giugno 2013.
info: www.mnaf.it.

giovedì 21 marzo 2013

Giornata Mondiale della Poesia

La Giornata Mondiale della Poesia è stata istituita dalla XXX Sessione della Conferenza Generale UNESCO nel 1999 e celebrata per la prima volta oggi   data che segna anche il primo giorno di primavera.

"(…)leggere Bolaño è stata una rivelazione per me, per la sua tenerezza, la sua poesia e la sua filosofia. Credo che il fatto che sapesse che stava per morire sia fondamentale per capire le riflessioni dei suoi libri. Il suo grande senso di umanità e,quindi, della disumanità hanno molto a che vedere con questa imminenza della morte. Semplicemente ogni giorno apprendo da lui "  
( Patti Smith - 25 marzo 2010    in una intervista )




II cani romantici

A quel tempo avevo vent’anni
ed ero pazzo.
Avevo perso un paese
ma guadagnato un sogno.
E se avevo quel sogno
il resto non importava.
Né lavorare, né pregare,
né studiare la notte
insieme ai cani romantici.
E il sogno viveva nel vuoto del mio spirito.
Una camera di legno,
in penombra,
in uno dei polmoni del tropico.
E a volte mi guardavo dentro
e visitavo il sogno: statua eternata
in pensieri liquidi,
un verme bianco che si contorce
nell’amore.
Un amore sfrenato.
Un sogno dentro un altro sogno.
E l’incubo mi diceva: crescerai.
Ti lascerai alle spalle le immagini del dolore e del labirinto
e dimenticherai.
Ma crescere a quel tempo sarebbe stato un crimine.
Sono qui, dissi, con i cani romantici
e qui io resterò.

di Roberto Bolano, traduzione di  Ilide Carmignani






Roberto Bolaño  (Santiago del Cile, 28 aprile 1953 – Barcellona, 14 luglio 2003) è stato uno scrittore e poeta cileno.
Visse la sua infanzia a Los Ángeles, Valparaíso, Quilpué, Viña del Mar e Cauquenes. A quindici anni si trasferì con la sua famiglia in Messico. Visse la sua adolescenza concentrato nella lettura, chiuso per ore in una biblioteca pubblica di Città del Messico.L'autore stesso ha più volte raccontato, che nel 1973 decise di tornare in Cile, intenzionato ad appoggiare assieme ad un gruppo di trotskisti, il processo di riforme socialiste di Salvador Allende. Alla fine di un lungo viaggio in pullman, autostop e barca (attraversando quasi tutta l'America Latina) arrivò in Cile pochi giorni prima il colpo di stato effettuato da Augusto Pinochet. Poco tempo dopo venne incarcerato a Concepción, ma fu liberato dopo otto giorni, grazie all'aiuto di due compagni di studi dei tempi diCauquenes, che erano tra i poliziotti incaricati di vigilarlo.
Tornò in Messico alcuni mesi dopo, e insieme al poeta Mario Santiago Papasquiaro , fondò il movimento poetico d'avanguardia infrarealista, che si formò dopo alcune riunioni nel Café de la Habana di Calle Bucarelli. Tale movimento, definito come Dada alla messicana, si opponeva radicalmente ai poteri dominanti nella poesia messicana ed all'establishment letterario messicano, che aveva allora come figura preponderante Octavio Paz.
A causa delle sue caratteristiche e dello spirito contestatore, il movimento infrarealista trovò numerosi nemici e detrattori che lo emarginarono e gli negarono qualsiasi tipo di riconoscimento. La popolarità di Bolaño, però, ha fatto sì che questa emarginazione venisse lentamente superata.
Nel 1977 emigrò in Spagna, precisamente in Catalogna, dove viveva la madre. Lì praticò diversi lavori ,vendemmiatore in estate, vigilante notturno in un campeggio a Castelldefels, commesso in un negozio del quartiere , prima di potersi dedicare completamente alla letteratura. Bolaño morì il 15 luglio 2003 all’ospedale Valle de Hebrón di Barcellona, lasciando incompiuto il romanzo 2666 con il quale aveva portato all’estremo la sua inventiva, questa volta attorno a un personaggio che riprende la figura di uno scrittore svanito.



mercoledì 20 marzo 2013

The Desire for Freedom, arte in Europa dal 1945



Aurora Reinhard - Fiori - 
2006 - Lycra, plastica, smalto per unghie 
Vittoria // Collezione privata, Italia 


"The Desire for Freedom, arte in Europa dal 1945" una grande mostra collettiva proveniente da Berlino che "evidenzia che cosa abbia significato per l'Europa del secondo dopoguerra il motore della critica e della crisi che ha fatto progredire il mondo moderno, e quale ruolo ha svolto l'arte nella formazione di quella critica e nella soluzione di quella crisi" , come  spiega la curatrice  Monicka Flacke .
Novantaquattro  artisti contemporanei provenienti da 27 paesi europei raccontano l'idea di Libertà in Europa dal dopoguerra in avanti, arrivando alla contemporaneità come prima interprete di molti fra i quesiti più ingombranti del quotidiano. Arte  come linguaggio universale in grado di infrangere i tabù, scuotere il torpore, accendere i dibattiti.
L'esposizione, attraverso 12 sezioni  sviluppa una discussione  su quesiti principali della società contemporanea, passando attraverso le istanze imprescindibili poste dalla ragione, dalla storia o dalle utopie.
La mostra, a cura di Monika Flacke, Henry Meyric Hughes e Ulrike Schmiegelt, è promossa in Italia dal Comune di Milano - Cultura, Moda, Design e prodotta da Palazzo Reale, dal Deutsches Historisches Museum di Berlino e da 24 ORE Cultura – Gruppo 24 Ore. Realizzato su iniziativa del Consiglio d'Europa e con il sostegno finanziario della Commissione Europea (programma «Cultura» 2007-2013), il progetto è frutto della collaborazione internazionale di 36 Paesi membri del Consiglio stesso.
( Stefano Biolchini , ilsole24ore )


"The Desire for Freedom, arte in Europa dal 1945", 
Palazzo Reale , Milano
 fino al 2 giugno 2013
www.desireforfreedom.it
www.comune.milano.it/palazzoreale
www.ticket.it/desireforfreedom 

martedì 19 marzo 2013

Roberto Floreani - La Pietra e il Cerchio


tecnica mista su tela 40 x 45 - 2003 
(collezione privata) 



La pietra e il cerchio è il progetto espositivo a cura di Carlo Micheli, promosso dalla città di Mantova e dal Centro internazionale d’arte e di cultura di palazzo Te, che l’artista Roberto Floreani ha ideato appositamente per questi spazi, in continuità con le personali Aurora occidentale, biennale di Venezia 2009 e Alchemica, museo Maga, Gallarate, 2011. Oltre 50 opere su tela, anche di grande formato e cinque sculture il tutto nelle sei sale a tematiche che lo stesso artista ha concepito prendendo spunto dai concetti principali della sua ricerca, indagine sulla memoria sia storica che individuale e quella sulla circolarità, intesa oltre come risoluzione formale dei suoi concentrici e come principio filosofico.
Questa mostra è stata, inoltre, inserita anche nella documentazione che la Città di Mantova ha presentato al VTO a Londra per sostenere la propria candidatura a capitale europea della cultura per l’anno 2019.
Completa la mostra un catalogo della collana del museo con un testo di Carlo Micheli, uno dell’autore e un’intervista di Beatrice Buscaroli. 
fonte : comunicato stampa 




Roberto Floreani nasce a Venezia nel 1956. Vive e lavora a Vicenza. 
Ha tenuto importanti mostre personali sia in Italia che all’estero. info: www.robertofloreani.com/

 Roberto Floreani. La Pietra e il Cerchio

a cura di Carlo Micheli
Fino al 7 aprile 2013
palazzo Te, Mantova
info: www.palazzote.it

lunedì 18 marzo 2013

RENÉ BURRI - Jean Tinguely


"La statura artistica di Burri risente del suo amore per il cinema e le arti figurative, la pittura in particolare. I suoi set fotografici sono delle vere e proprie composizioni pittoriche che colgono lo spirito dei soggetti diventando arte nell’arte".  Maria Centonze , curatrice della mostra.


 Basilea.  Jean Tinguely (centro) e i  suoi assistenti installano
 la sua scultura "Meta II" (1971) per la sua retrospettiva
 alla Kunsthalle. 1972.



La mostra RENÉ BURRI "Jean Tinguely", allestita alla Fondazione Merz di Torino,  raccoglie 122 scatti in bianco e nero e a colori   realizzati dal fotografo  Renè Burri in un ventennio, quello compreso tra il 1967 ed il 1991.


Renè Burri (1933), fotografo e regista,  svizzero. Dal 1956 corrispondente della Magnum, nel ’63 si afferma a livello globale con il ritratto,  di Che Guevara che fuma il sigaro, nel 1982 diventa presidente di Magnum Francia. Nei suoi scatti di Jean Tinguely c’è la messa in scena di un’amicizia, il racconto di una complicità tra soggetto e fotografo . Burri osserva l’amico al lavoro nel suo studio, durante la realizzazione della scultura monumentale “Le Cyclop” vicino a Parigi, durante l’allestimento dei suoi lavori all’Esposizione Internazionale di Montreal, a Basilea e a Venezia.

RENÉ BURRI - Jean Tinguely
fino al  5 maggio 2013
In collaborazione con Magnum Photos
A cura di Lorenza Bravetta e Maria Centonze
http://fondazionemerz.org/






domenica 17 marzo 2013

d : poesia







A una danzatrice negra

Negra mia calda voce d'Africa
Terra d"enigma e frutto di ragione
Danza per la nuda gioia del tuo sorriso
Per l’offerta del tuo seno e di segrete virtù
Danza per l’aurea leggenda di notti nuziali
Per i tempi nuovi e i secolari ritmi
Negra infinito trionfo di sogni e di stelle
Amante docile alla stretta dei Kora
Danza per la vertigine
Per la magia delle reni che il mondo ricominciano
Danza sei
E intorno a me bruciano i miti
Intorno a me le parrucche del sapere
In gran fuochi di gioia nel cielo dei tuoi passi
Danza sei
E i falsi addii ardono nella tua fiamma verticale
Sei il viso dell’iniziato
Che sacrifica la follia ai piedi dell’albero-guardiano
Idea del Tutto sei e voce dell’Antico.
All’assalto delle chimere gravemente protesa
Sei il Verbo che esplode
In razzi miracolosi sulle rive dell’oblio.



 

POESIA - Ana Paula Tavares




By: Mark Mobley 


Mi hai disossata 
premurosamente
iscrivendomi
nel tuo universo
come una ferita
una protesi perfetta
maledetta necessaria
hai condotto tutte le mie vene
perché prosciughino
nelle tue
senza rimedio
mezzo polmone respira in te
l’altro, che io sappia, esiste appena

Oggi mi sono alzata presto
ho dipinto con tacula e acqua fredda
il corpo acceso
non sbatto il burro
né metto la cintura
VADO
al sud a saltare oltre il recinto.

(Questa poesia è tratta dal volume Cerimonia di passaggio edito dalla Casa Editrice Heimat )





Ana Paula Tavares è nata in Angola, nel 1952. É laureata in storia ed ha conseguito un master in Letteratura Africana di Lingua Portoghese. Attualmente vive in Portogallo. Le sue raccolte poetiche: Ritos de passagem(1985), O Lago da Luna (1999), Dizes-me Coisas Amargas como os Frutos (2001), e Ex-votos (2003), già tradotte in Francia, Germania, Spagna, vengono proposte al pubblico italiano per la prima volta. 

Sabato 23 marzo 2013, ore 16.30, Sala Maggiore del palazzo Comunale di Pistoia
Premiazione di ANA PAULA TAVARES - premio Ceppo International



venerdì 15 marzo 2013



"Evidentemente ero arrivato alla mia anima nella sua estrema essenza. Per molti aspetti ero stato un suo nemico, ma lo trovai ad aspettarmi come un amico. Quando si arriva a contatto con la propria anima si diventa semplici come bimbi, come Cristo disse si dovrebbe essere. E’ tragico pensare che pochi giungono al ‘possesso della propria anima’ prima di morire. ‘Nulla è più raro in un uomo – dice Emerson – d’una azione veramente sua’. Verissimo. La maggior parte delle persone sono altre persone. I loro pensieri sono opinioni di qualcun altro, le loro vite parodia, le loro passioni citazioni. " Oscar Wilde “De profundis”


Wolfgang Tillmans - Unscharfer Rückenakt - 1994 



Camera 16 di Milano presenta “FUCK TABOO”, una mostra che indaga l’identità omosessuale coniugata all’attività artistica presentandola attraverso molteplici prospettive: sia esistenziali che estetiche. La mostra, attraverso il lavoro degli artisti, vuol far  riflettere  su un tema importante quale l'omosessualità considerato ancora un taboo. Le opere esposte raccontano un’interpretazione del tutto soggettiva, senza alcuna discriminazione in termini di atteggiamenti, scelte tecniche o artistiche.
Artisti: Gianpaolo Barbieri, Jacopo Benassi, Lisetta Carmi, Larry Clark, Lovett/Codagnone, Marta Dell’angelo, Neal Fox, Daniele Galliano, Fausto Gilberti, Paolo Gonzato, Kenny Kenny, Kings, Nicola Guiducci, Noritoshi Hirakawa, Bruce LaBruce, Federico Luger, Yasumasa Morimura, Zanele Muholi, Fabio Paleari, Giuseppe Stampone, Wolfgang Tillmans.


Fuck Taboo a cura di Carlo Madesani 
fino al 30 Marzo2013
CAMERA 16
Via Pisacane 16, Milano
info@camera16.it 
www.camera16.it

d : foto


mercoledì 13 marzo 2013

Mario Lattes è qui - mostra permanente alla Fondazione Bottari Lattes




"(...)Quasi in equilibrio tra gli artifici tecnici, 
l’artista usa gli espedienti più sofisticati d’imprimitura, 
domina lo scorrere ondoso dell’inchiostro e dei pigmenti che le carte subiscono o affrontano, 
percorre il mare profondo delle oscurità calcografiche o, dell’incisione,
 tenta i bagliori crudeli del metallo direttamente penetrato.
Se quella di Lattes è pittura di memorie, 
come la memoria stratifica e rimuove, come nel ricordo
vuol ripensare sé stessa , in sé perdersi e, fatalmente, ritrovarsi."
Vincenzo Gatti, 



Mario Lattes  pittore , scrittore, editore e ideatore di iniziative culturali e scomparso nel 2001. Ora alcune delle opere più rappresentative della pittura e della poetica di questo eclettico artista sono in esposizione permanente alla Fondazione Bottari Lattes diMonforte d’Alba (Cn), nata nel 2009 proprio per ricordarlo e promuovere cultura e arte sulla scia della sua multiforme attività. 
Una cinquantina di opere alcune raramente esposte, ripercorre un’avventura artistica poliedrica che abbraccia mezzo secolo di attività pittorica, dagli anni Cinquanta agli anni Novanta.
Le opere esposte appartengono alla collezione della Fondazione Bottari Lattes. 




Mario Lattes (Torino 1923-2001), pittore, scrittore ed editore, ha compiuto le prime esperienze nei campi dell’arte e della cultura nel capoluogo piemontese.
La sua pittura, dopo un iniziale periodo informale, è sempre stata figurativa, con valenze visionarie e fantastiche. Ebreo laico, uomo solitario e complesso, la sua arte risente delle vicende e della psicologia di questo popolo: umorismo amaro e sarcastico, pessimismo e lontananza. Torino, però, è sempre stata la sua unica e vera città.
Dopo la seconda Guerra mondiale si dedica alla casa editrice torinese Lattes, fondata nel 1893 dal nonno Simone. Del 1947 è la sua prima mostra alla galleria La Bussola di Torino, a testimonianza delle maturate esperienze artistiche. Negli anni Cinquanta allestisce personali a Torino, Roma, Milano e Firenze e partecipa con successo a due edizioni della Biennale di Venezia. Segue una regolare attività espositiva in tutta Italia.
Nel 1953 fonda la rivista Galleria che dall'anno seguente, con il titolo Questioni, diventa voce influente del mondo culturale piemontese e non solo. 
Dopo la sua scomparsa, importanti istituzioni gli hanno dedicato antologiche e retrospettive, come la Fondazione Peano di Cuneo, la Galleria d’arte contemporanea Carlo Carrà di Alessandria, la Fondazione Bottari Lattes di Monforte d’Alba .
Tra il 1959 e il 1985 pubblica diversi di romanzi, tra cui: La stanza dei giochi (Editrice Ceschina, 1959), Il borghese di ventura (Einaudi, 1975), L'incendio del Regio (Einaudi, 1976; Marsilio, 2011), L'amore è niente (Editore La Rosa, 1985).
fonte : http://www.fondazionebottarilattes.it/

martedì 12 marzo 2013

Lo sguardo di Michelangelo Antonioni e le arti




La Fondazione Ferrara Arte e le Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara-Museo Michelangelo Antonioni, in collaborazione con la Cineteca di Bologna, dedicano a Michelangelo Antonioni una grande mostra a cura di Dominique Païni. La rassegna celebra un maestro la cui opera ha oltrepassato i confini della settima arte, traendo ispirazione dalle arti figurative ed esercitando a sua volta su di esse un notevole ascendente, così come sul cinema di ieri e di oggi.
 In mostra, oltre che alle opere del maestro, anche i suoi carteggi privati con Tarkovsky, Fellini, Barthes e molti altri, memorabilia come la sua biblioteca musicale e le sceneggiature dei film, fino ad arrivare alle installazioni ispirate alle sue opere.
Una mostra che  va oltre la semplice retrospettiva personale, accostando alle opere di Antonioni capolavori dell'arte come quelli di De Chirico, Morandi, Rothko, Pollock che hanno influito sull'immaginario del regista. 



Lo sguardo di Michelangelo Antonioni e le arti
 dal 10 marzo al 9 giugno 2013 a Palazzo dei Diamanti (Ferrara)
 http://www.palazzodiamanti.it/

lunedì 11 marzo 2013

The Camera's Blind Spot




The Camera's Blind Spot un progetto espositivo sulle relazioni fra scultura e fotografia, allestito presso il Museo d'arte provincia di Nuoro (Man) e curato da Simone Menegoi e Lorenzo Giusti, presenta stampe fotografiche, opere - video, installazioni, sculture realizzate con carta fotografica o "zavorrate" da altri materiali, come legno, metallo e cemento.  Il termine "Blind spot" definisce la parte oscurata del campo visivo, il punto cieco del nostro sguardo.
Dieci gli artisti coinvolti nel progetto: Becky Beasley (Regno Unito 1975) Bruno Botella (Francia 1976), Stefan Burger (Svizzera 1977), Michael Dean (Regno Unito 1977), Giuseppe Gabellone (Italia 1973), Francesco Gennari (Italia 1973), Curtis Mann (Usa 1979), Taiyo Onorato & Nico Krebs (Svizzera 1979), Erin Shirref (Usa 1975), Sara VanDerBeek (Usa 1976). La rassegna è curata da Simone Menegoi e Lorenzo Giusti.



The Camera's Blind Spot
MAN_Museo d'arte Provincia di Nuoro
dal 23 marzo al 26 maggio 2013
info : http://www.museoman.it/


sabato 9 marzo 2013

GENTE DI PLASTICA






GENTE DI PLASTICA uno spettacolo suggestivo e visionario, messo in scena dalla Compagnia Teatrale Costellazione , che affronta i temi sempre vivi e attuali dello strapotere dei media  del' omologazione culturale , dell'incomunicabilità e della falsità dei rapporti umani .

INFO:www.costellazioneteatro.it/

venerdì 8 marzo 2013

d : foto




Giornata internazionale della donna - Silva De Maria

"Non mollare mai, rimboccarsi le maniche, iniziare da capo. Quella in carrozzina non poteva essere la mia vita e così ho deciso che lo sport sarebbe stata la molla per andare avanti, per ricominciare una nuova vita. E se le mie gambe erano immobili, il mio cuore batteva intensamente, e la mia mente correva veloce".Silva De Maria





Silva De Maria è stata scelta dal Comune di Pinerolo come testimonial di coraggio e tenacia, campionessa paralimpica, donna che ha saputo trasformare un terribile incidente che le impedisce di camminare e diventare un’atleta della nazionale, prima nel tennis e poi nel canottaggio.




giovedì 7 marzo 2013

VIDEO - Il cavallo di Torino








Il cavallo di Torino (A Torinói ló) è un film del 2011 diretto da Béla Tarr e Ágnes Hranitzky, premiato con l'Orso d'argento al Festival di Berlino. Il film prende spunto da un episodio della vita di Friedrich Nietzsche. All'uscita dalla sua abitazione di Torino, il 3 gennaio 1889, il filosofo tedesco vede un vetturino frustare il suo cavallo ostinato che rifiuta di muoversi. Nietzsche rimane impressionato dalla violenza dell'uomo e dalla sua volontà di dominare il mondo. Si precipita a fermare il vetturino e singhiozzando abbraccia il cavallo. Il proseguimento del film si collega con questo aneddoto chiedendosi quale possa essere stato il destino dell'animale.


d : video


mercoledì 6 marzo 2013

Mario Cresci - D’APRÈS RETABLO



Di solito i Retablos (termine della lingua castigliana) in pittura
rappresentano sequenze di fatti miracolosi. Scrive Leonardo Sciascia a
proposito del libro “Retablo” di Vincenzo Consolo: ‘[questo racconto]
raggiunge una sua perfezione e compie, nella tradizione della narrativa
siciliana, una specie di ‘rovesciamento della praxis’ realistica che a
questa tradizione è peculiare’. E' proprio nel prelievo di questa ‘incantata
e incantevole fissità di un cangiare e trepidare di linee, di colori, di
eventi luministici’ che si orientano le azioni e le immagini di questo mio
progetto in Sicilia”.
Mario Cresci





I progetti di residenza d’artista di Photology a Busulmone hanno come scopo quello di incentivare la produzione di opere di artisti contemporanei mettendoli a contatto con uno spazio immerso in uno splendido panorama naturale, quale la Tenuta Busulmone di Noto, in Sicilia. Gli artisti sono ospitati nella Tenuta per un periodo di tre settimane durante il mese di Ottobre, che coincide con la durata del loro progetto artistico/fotografico. Le nuove opere che gli artisti producono durante la residenza sono sempre studiate in connessione con il territorio siciliano. Per tutto il periodo della permanenza, Photology supporta l’artista “ospite” nella realizzazione delle sue nuove opere, dalla produzione sino alla promozione, attraverso mostre ed esposizioni e la pubblicazione di un libro/catalogo.




La sede del progetto di residenza d’artista, la Tenuta Busulmone di Noto, è una struttura immersa nella Val di Noto, a 4 km dal uno dei più bei centri della Sicilia meridionale. L’edificio, ristrutturato tra 2006 e 2008, da un antico “palmento” (una costruzione adibita alla vendemmia) del IX secolo. Tutto intorno la Tenuta comprende uno spazio aperto in cui sono incluse anche le rovine di un antico monastero del 
IV secolo e antiche strutture preesistenti che sorgono tra campi di grano turco e aree verdi abbondanti di vegetazione mediterranea. 






Photology, via Moscova , Milano
fino al  5 aprile  2013
www.photology.com

martedì 5 marzo 2013

Yinka Shonibare



"L'esteta etnico è permanentemente folle. Direi addirittura che un esteta etnico savio è una tragedia, perché incapace di accedere al privilegio concesso solo ai folli. L'esteta etnico decentrato è il più grande incubo della categorizzazione storica: ciò che è essenzialmente astorico rifiuta la storia. Un vero esteta degenerato deve oltrepassare i confini, deve camminare su un territorio proibito. Il degenerato etnico deve disubbidire, ma la sua disobbedienza non deve essere mai degenerata, deve restare costantemente dignitosa. Il degnato etnico deve abbigliarsi per impressionare, il dandismo per il degenerato è tutt'altro che frivolo, è un modo di prendersi la propria libertà. L'esteta etnico deve avere un'eleganza che si impone, perché questo è un affronto allo status quo. Il piacere nel vestire è il gesto più assertivo che possa essere fatto dal già degenerato. Un degenerato che presta attenzione all'abbigliamento mette in atto una provocazione imperdonabilmente gloriosa. Come dice Oscar Wilde: il dandismo è l'affermazione dell'assoluta modernità della bellezza". Yinka Shonibare






Yinka Shonibare, (1962) di origini africane, ma nato in Inghilterra, ha ritrovato in questo paese le stesse difficoltà dei suoi connazionali emigrati alla ricerca di una vita che ai loro occhi appare migliore.  
La diversità di Shonibare,  di idee, di concetti e di passioni, appare agli occhi come la mostruosità fisica,
creando scandalo, egli ottiene un'accettazione in qualità di artista ch'egli non ammette mai come propria, continuando a deridere ironicamente il pubblico, approfittando implicitamente del suo ruolo di artista che, nella società moderna, rimane pur sempre un outsider, proiettato verso un estetismo artistico  subordinato alla ricerca della bellezza dell'oggetto in sé  e in secondo luogo il loro significato allegorico.
L'efficacia dei suoi lavori è affidata a messaggi più raffinati, atti a penetrare e sovvertire, come la seduzione, lo humour, la parodia. Offrendone una replica cambiata di segno, Shonibare rovescia le strutture dominanti dall'interno. Il bisogno di sovvertire, di ribellione dissacratoria e tagliente, di questo artista  si palesa nella serie di tableaux fotografici intitolata "Diario di un Dandy Vittoriano" (1998) in cui egli stesso, con una formidabile mescolanza di precisione e ironia, interpreta il personaggio principale della messa in scena, ispirata al ciclo di quadri di William Hogart "La carriera di un libertino" (1732-33). Nei panni della figura iconoclasta del dandy nero, l'artista troneggia al centro di ogni immagine, magnifico e sprezzante, circondato da uomini e donne in costume che, con espressioni enfatiche e gesti esageratamente teatrali, si mostrano vittime del suo fascino.
"Shonibare mette in questione le gerarchie visuali a cui siamo mentalmente abituati, ed emenda la tradizione 'alta' della cultura occidentale in cui la figura del nero è praticamente assente, oppure è usata come elemento pittoresco, come 'trofeo', sempre comunque in ruoli subalterni" (Cristina Perrella). 





La provocazione, lo scandalo sottile, raggiunge il culmine della perfezione estetica, del godimento visivo nelle sue installazioni con manichini decapitati abbigliati con costumi tipicamente settecenteschi, ma riprodotti con stoffe a stampe batik, tipicamente africane. Shonibare ripropone i celebri capolavori del periodo (sono citati esplicitamente artisti come Gainsborough, Fragonard, Hogart), in tre dimensioni, tra trine, pizzi, volant, bagliori dorati, creando ironici cortocircuiti spazio-temporali grazie a dettagli come una stoffa il cui motivo ripete il marchio di Chanel, anche se la testa mancante dei manichini pare ricordare con macabro umorismo che di lì a poco la rivoluzione verrà ad interrompere violentemente la calma di quell'idillio aristocratico di lusso e voluttà.
"In tutte le culture gli abiti rappresentano lo spazio deputato per un complesso circuito di forme d'identità, un involucro che cerca di rendere visibile un sistema di desiderii e di aspirazioni, sensoriali e spirituali.Attraverso il modo di vestire si esprime pubblicamente la propria classe sociale, la propria appartenenza etnica, la propria sessualità, ma si dà anche corpo alle proprie fantasie su ciò che si vorrebbe essere" (C. Perrella). 







"L'eccesso è il solo mezzo di sovversione legittimo: rifiuta la povertà e la povertà rifiuterà te. L'ibridizzazione è una forma di disobbedienza, una disobbedienza parassitaria rispetto alla specie ospite, una forma eccessiva di libido, è sesso gioioso. L'unica disobbedienza consentita consiste nell'impossibilità di obbedire a tutti, il produrre un oggetto d'arte che, proprio in virtù delle sue stesse ambivalenze, nega ogni nozione di lealtà. Vorrei produrre il fantastico, cerco di raggiungere l'estasi. Desidero ardentemente il godimento, il mio desiderio di una bellezza radicale mi provoca un genere di dolore che mi colpisce fino in fondo all'anima". Yinka Shonibare




fonte : http://www.inafrica.it

domenica 3 marzo 2013

A chi esita


PIOTR UKLANSKI
"Untitled (Yellow Sky)" 2000 




Dici:
per noi va male. Il buio
cresce. Le forze scemano.
Dopo che si è lavorato tanti anni
noi siamo ora in una condizione
più difficile di quando
si era appena cominciato.

E il nemico ci sta innanzi
più potente che mai.
Sembra gli siano cresciute le forze. Ha preso
una apparenza invincibile.
E noi abbiamo commesso degli errori,
non si può più mentire.
Siamo sempre di meno. Le nostre
parole d'ordine sono confuse. Una parte
delle nostre parole
le ha travolte il nemico fino a renderle
irriconoscibili.

Che cosa è errato ora, falso, di quel che abbiamo detto?
Qualcosa o tutto ? Su chi
contiamo ancora? Siamo dei sopravvissuti, respinti
via dalla corrente? Resteremo indietro, senza
comprendere più nessuno e da nessuno compresi?

O contare sulla buona sorte?

Questo tu chiedi. Non aspettarti
nessuna risposta
oltre la tua.

Bertold Brecht

d : poesia







La nave di Rasmussen

 
Sfidando la morte, affronta ostinato
la bufera dalla forza d'acciaio,
pensando al porto pieno di fiori:
lo salutavano mille fazzoletti.
Sa che questa volta non c'è scampo,
da questo viaggio non c'è ritorno,
il suo corpo sarà imprigionato
dalla vittoriosa catena di ghiaccio.
 
Sto sulla nave di Rasmussen
sul ponte esposto al temporale,
e, come Childe Harold, mando sulla riva
il mio canto che la notte inaugura.
Ogni tanto guardo indietro,
era bella la vita? Non lo so.
Si rincorrono giganti di nebbia
dietro di me sulla buia via.
 
 
Manderei nella notte un grido
ma non arriva alcun'eco,
Nella solitudine, come fantasma,
scivola la nave corazzata.
Nel porto bianco dove attracca
non c'è fiore, non c'è donna,
sotto di noi il ghiaccio
scricchiola all'infinito.
 
Sul mio cuore un ricordo
del Sud schizza indeciso,
al polo Nord mi aspetta
qualcuno con bandiera nera.
 
 
Lajos aprily