domenica 16 ottobre 2011

Yayoi Kusama



E' persa dentro a un puntino e moltiplicata da muri di specchi, Yayoi Kusama, la più importante artista giapponese vivente. A Tokyo, negli anni cinquanta, era difficile essere una ragazza con desideri di originalità e indipendenza. Sostenuta da un narcisismo divertito ma devastata da una sensibilità ossessionata, spinta dal desiderio di porsi allo stesso livello dei maschi, aiutata dal suo talento multiforme, Yayoi Kusama se ne andò negli Stati Uniti dove visse tra il 1957 e il 1973. Inserita nel fermento artistico di New York, non si sottrasse ad happening per la pace in Vietnam e soprattutto per l’autonomia femminile.
La sua poetica si è incrociata con quella di molti protagonisti del nostro tempo: ricordiamo le collaborazioni col musicista Peter Gabriel, con il fotografo Nobuyoshi Araki, con lo stilista Issey Miyake.
L’artista ama essere ritratta nelle sue installazioni, vestita di abiti monocromi o essi stessi punteggiati, quasi un voler dissolvere l’io in queste labirintiche ambientazioni, immagine della propria inquietitudine psicologica. Al suo ritorno a Tokio alla fine degli anni ’70, è stata istituzionalizzata all’ospedale di Seiwa a Tokyo per problemi psichici. Lì è vive ed ha un studio nell’ospedale, dove continua a produrre arte.

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