sabato 1 ottobre 2011

Shozo Shimamoto


Un colore senza materia non esiste. La bellezza della materia deve sopravvivere anche alla forzatura del pennello. Solo attraverso screpolature ed erosioni o magari una mutazione di colore sopravvenuta inaspettatamente possiamo scoprire la bellezza intrinseca nelle sostanze coloranti.”



Shozo Shimamoto è uno dei protagonisti più significativi della ricerca visiva contemporanea. La sua produzione inizia in Giappone con il movimento Gutai nei primi anni Cinquanta e prosegue nel tempo con un crescente consenso a livello internazionale.
Il movimento, nato in Giappone nel 1954, si indirizzava ad un fare artistico collegato alla “pittura-azione”, utilizzando forme espressive come happening e performance “per una messa al bando del pennello”, come lo stesso Shimamoto intitola il Manifesto della sua poetica nel 1957.
Per “liberare il colore dal pennello” gli artisti del gruppo Gutai lo sostituiscono con qualsiasi strumento possa esaltare la qualità della materia colorante, come mani, piedi, pattini, giocattoli, annaffiatoi, cannoni.





Shimamoto, inventore di un nuovo modo di concepire la pittura, animatore di forme spettacolari e multimediali, creatore di un ponte ideale tra le avanguardie artistiche occidentali e la tradizione tipicamente giapponese della calligrafia zen, si colloca in una posizione cruciale nella vicenda artistica contemporanea, divenendo, come scrive Achille Bonito Oliva, “un nomade samurai dell’arte che riesce ad andare a bersaglio, assistito dal caso intelligente di un processo creativo che vuole bucare l’inerzia del mondo e dare energia alla comunità degli uomini”.
Alla sua attività artistica Shimamoto lega un forte impegno per l'affermazione e la difesa della pace. La sua produzione pittorica vuole essere anche un modo per stimolare energie vitali in grado di sostenere un sentire pacifista: per questa ragione, nel 1996, è stato candidato al Premio Nobel per la Pace.

A Reggio Emilia , Palazzo Magnani fino all'8 gennaio 2012

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